RIFORMA FISCALE E RIFORMA DEL CATASTO: PATRIMONIALE IN ARRIVO?

 


INDICE

  1. Premessa
  2. Riforma Fiscale
  3. Riforma del Catasto
  4. Considerazioni
  5. Conclusioni

 

PREMESSA

In primo luogo [...] si è capito che se patrimoniale dovrà mai essere, si guarderà a tutto il perimetro dei possedimenti, e non solo alle somme depositate sui conti correnti (come ci si era ingenuamente convinti che potesse essere, sulla scorta della nota manovra Amato del 1992).

E tutto sommato, con i valori catastali fermi ad ere geologiche fa, gli immobili potrebbero "scudare" parzialmente l'impatto di questo ipotetico nuovo scenario fiscale.

Fintanto che non si procede alla riforma del catasto; progetto sul tavolo da molto tempo ormai. (da "Sapore di Sale, Non Si Fa La Patrimoniale (Almeno Per Adesso)" del 18.12.2020)

Come riportato nello stralcio del post in premessa, è da tempo che si ragiona su Tassa Patrimoniale e sulla Riforma del Catasto e di come questi due temi potessero essere integrati.

Il fatto che il Governo abbia messo sul tavolo la Riforma Fiscale e del Catasto ha destato parecchie perplessità sulle intenzioni di questo esecutivo.

C’è da temere un colpo di mano o una recrudescenza sul fronte fiscale?

Bisogna capire, nella sostanza, di cosa si sta ragionando.

RIFORMA FISCALE

Partendo dall’idea che il sistema di tassazione possa diventare un veicolo trainante per favorire l’occupazione e contribuire a semplificare il mercato del lavoro nel nostro Paese, si è pensato di lavorare su due fattori:

  1. Ridurre gradualmente le aliquote medie IRPEF, con l'obiettivo di incentivare la partecipazione al mercato del lavoro da parte dei giovani, nonché stimolare l’attività imprenditoriale e l’emersione degli imponibili;
  2. Ridurre gradualmente le variazioni eccessive delle aliquote marginali effettive, quelle derivanti dall’applicazione dell’Irpef senza considerare i regimi sostitutivi né le detrazioni diverse da quelle per tipo di reddito.

RIFORMA DEL CATASTO

L’articolo 7 del testo in bozza della delega fiscale delinea il perimetro delle novità relative a questa riforma.

Cosa prevede?

Dal 1° gennaio 2026, si punta all'“integrazione delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati in tutto il territorio nazionale", che nella sostanza dovrebbe:

  1. attribuire a ciascun immobile il relativo valore patrimoniale e una rendita attualizzata parametrata ai valori di mercato. Le vecchie rendite catastali, affiancate a questi nuovi dati resteranno i valori su cui si calcoleranno le imposte;
  2. i valori patrimoniali saranno aggiornati periodicamente, in base alle variazioni del mercato di riferimento. La stessa sorte toccherà alle rendite delle unità immobiliari urbane;
  3. gli immobili di interesse storico o artistico saranno oggetto di specifiche agevolazioni, anche e soprattutto attraverso gli abbattimenti dei valori di mercato dovuti ai costi di manutenzione e conservazione più elevati e i vincoli previsti per questa tipologia di beni.

Come specificato al primo punto, queste variazioni non avranno un impatto immediato sull'ammontare delle tasse che si andranno a pagare sugli immobili (IMU in primis).

CONSIDERAZIONI

Per quanto riguarda la Riforma Fiscale, si può dire che il fatto stesso che si sia provveduto a stilare una riforma, in qualche modo certifica in modo inequivocabile che ci sia qualcosa che "frena" il mondo del lavoro.
Prenderne coscienza e provare a riequilibrare le distorsioni (il nostro paese ha una disparità sulla pressione fiscale di quasi cinque punti percentuali rispetto agli altri paesi europei), è sicuramente un passo intelligente.

La Riforma del Catasto, per quanto tenda solamente a stabilizzare il gettito fiscale nei prossimi cinque anni (non sono previsti nemmeno ritocchi "al ribasso" per chi potrebbe averne diritto), di fatto va a mettere mano ad una situazione frastagliata e disomogenea.

Parecchi immobili risultano non censiti correttamente; altri sono del tutto assenti dalla mappatura.

CONCLUSIONI

Alla luce di quanto esposto, si può dire che ci sia una Tassa Patrimoniale in arrivo?

Dai dati che si possono avere in mano in questo momento, si possono dare due risposte.

Da un parte, si può affermare che nel breve non dovrebbero esserci impatti rilevanti.

Nel post "Consuntivo di (quasi) 2021" avevo condiviso questo pensiero:

Mario Draghi nei giorni scorsi ha ricordato ad Enrico Letta che questo non è il momento di prendere soldi agli italiani, ma di darne [...].
Se da una parte questo toglie un po' di ansie nel breve termine, non sposta il problema del forte indebitamento del paese sul medio-lungo periodo.
Che piaccia o meno, le risorse andranno trovate.
Resta da capire come.

E questo principio resta comunque un pilastro su cui bisogna ragionare; al di là della querelle politica, del fatto che non piaccia a nessuno sporcarsi le mani con l'imposizione di nuove gabole e balzelli fiscali, non bisogna dimenticare che il debito pubblico del paese ha un peso rilevante.

Il debito in rapporto al PIL è salito al 155% nel 2020, contro il 134% dell'anno precedente.

E mancano ancora a bilancio i soldi del PNRR.

Come sempre, non esistono "ricette magiche" che consentano di ottimizzare in un solo colpo tutti gli aspetti economico-finanziari di un patrimonio.

Non possono esistere, lato istituzionale, soluzioni semplici per problemi complessi.

Bisogna d'altra parte essere consapevoli di quello che succede e anche di quello che potrebbe succedere.

Per quest'ultima casistica sicuramente andrebbe aperta una grande parentesi per tutto quello che concerne il passaggio generazionale (leggasi "Tasse di Successione").

Tema scaramanticamente evitato da tutti, ma che se gestito con la giusta tempistica e gli strumenti adeguati può fare (ancora) una grande differenza.

08 ottobre 2021


(per info e contatti: alessandrotamburini.com)


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