CONSUNTIVO DI (QUASI) METÀ 2021



Siamo a qualche settimana dalla metà del 2021 e di qualche giorno più in là rispetto alla fine ideale del primo quadrimestre.

Ed è doveroso, giunti a questo punto, fare un consuntivo di quello che ha funzionato nel corso di questi mesi e di cosa si può pianificare nel corso dei prossimi.

COSA HA FUNZIONATO

  1. Prendere distanza dalla ricerca spasmodica di rendimento, quando rendimento non ce n'era.
    Una forte asimmetria fra rischio e rendimento ha spinto a tenere i portafogli scarichi di scadenze lunghe e titoli potenzialmente pericolosi. Il rimbalzo dei rendimenti permette oggi di guardare questo scenario come opportunità, piuttosto che fonte di preoccupazione.
    Va detto che la presenza media nei portafogli del comparto assicurativo Ramo I (detto anche "capitale garantito") ha permesso di vivere questa fase con grande serenità;
  2. Guardare il cambiamento portato da innovazione/sostenibilità come tema di lungo periodo ed acquistato - coerentemente - con investimenti graduali e programmati.
    Molto interessante il binario tracciato dai settori della sostenibilità e dall'innovazione; va tuttavia considerato che con poca probabilità si assisterà ad un'ascesa di questi temi continua e costante.
    Anche perché, come sostenuto più volte, l'innovazione (con i ritmi con cui sta impattando il sistema) farà sì che ciò che è nuovo oggi sarà obsoleto dopodomani.
    Nelle ultime settimane, infatti, anche i settori tecnologici più avanzati sono stati interessati da una volatilità piuttosto insidiosa;
  3. Sottopeso dei mercati emergenti.
    Occorre essere molto onesti: le aree emergenti hanno molte più probabilità di crescere in modo sostanziale rispetto alla parte sviluppata del globo.
    Esiste tuttavia un "però".
    Se l'innovazione e la sostenibilità per la parte "occidentalizzata" del mondo sono un'opportunità, per le aree emergenti sono un percorso obbligato.
    E non semplice.
    Non va dimenticato che molto del progresso fatto da economie dell'estremo oriente è stato basato su condizioni ambientali, sociali e di governance del tutto opposte a quelle del mondo avanzato (già da tempo più orientato al rispetto di certe tematiche).
    L'era pandemica ha acceso importanti fari su questa divergenza; che dovrà essere colmata e non sarà un percorso indolore.
    Tanto in termini di competitività che di evoluzione culturale.
    Processo che passerà anche inevitabilmente dalle turbinose e non sempre trasparenti stanze della politica.
    Non per niente, a questo proposito, stanno nascendo strumenti di investimento sui mercati asiatici, focalizzati su aziende/settori che rispettino i parametri di sostenibilità.
    E su questi, forse occorrerà fare una ragionata, una volta appurata la "voglia" di queste aree geografiche di affrontare questi cambiamenti.

    Ad ogni modo, ad oggi i mercati emergenti restano il fanalino di coda sulle performance da inizio anno.
  4. Rispetto dei profili di rischio.
    Un "mantra" ripetuto da epoca immemorabile è: "non si cambiano i profili di rischio per inseguire le performance".
    Ogni individuo ha un proprio profilo finanziario.
    È come il DNA. 
    Viene generato da un insieme di esperienze e di attese.
    Se al variare dei prezzi di mercato ci si mette in testa di cambiare questo tipo di propensione, nella maggioranza dei casi si fanno dei danni.
    "Vendi tutto" e "compra tutto" sono frasi da film ambientati nel mondo della speculazione finanziaria.
    Non devono appartenere alla pianificazione dei progetti di vita.
    Se un portafoglio viene costruito con intelligenza, condivisione e rispetto ci saranno solo alcune aree che necessiteranno interventi modulati e graduali, nel tempo;
  5. Mantenimento degli strumenti flessibili come "fluidificanti".
    Da diverso tempo l'inserimento di strumenti flessibili ha avuto lo scopo di svolgere un ruolo da "amortizzatori" all'interno dei portafogli.
    E anche in questa prima fase del 2021 hanno svolto bene questo compito.
    Soprattutto, il fatto di usare una pluralità di stili gestionali (permessi dall'architettura multi-marchio) ha consentito di posizionare correttamente questa parte dei patrimoni.

COSA RESTA DA FARE NEI PROSSIMI MESI
  1. "Clusterizzazione" dei portafogli.
    Si può prendere a prestito questo termine dalla scienza (astronomia o chimica), anche senza essere tacciati di esterofilia (credo).
    Ad ogni modo un "cluster", in finanza, può essere identificato come un "cassetto".
    Ogni cassetto del proprio portafoglio deve essere organizzato in modo ordinato ed avere un suo ruolo: ci deve essere il cassetto della "riserva" (dal quale si andranno a prendere risorse in caso di necessità legate alla liquidità o ulteriori investimenti), quello degli "amortizzatori" (vedasi punto 5 al paragrafo precedente) e quello destinato alla ricerca dell'extra-rendimento.
    Ogni cassetto - o cluster che dir si voglia - potrà essere compresso od espanso al variare delle esigenze, di mutamenti importanti nel quadro familiare/aziendale e dei correttivi necessari (punto 4 del paragrafo precedente);
  2. Continuare ad accumulare quote di mercato in modo strutturale.
    Mediamente i portafogli possono ancora attingere dalla liquidità ed andare ad allocare risorse tanto sui mercati azionari (sui temi già citati in precedenza) ma anche iniziare ad accumulare quote sull'obbligazionario (magari iniziando ad inserire scadenze più lunghe su emissioni comunque solide e senza esagerare);
  3. Utilizzare strumenti innovativi di gestione del rischio.
    Sempre nell'ottica della "clusterizzazione" dei patrimoni, si può - in modo graduale - iniziare ad inserire degli strumenti che consentono di avere una "dimensione" chiara del rischio e dei ritorni attesi.
    Per esempio, alcuni certificati di investimento consentono di partecipare al rialzo di una determinata attività, a fronte di un rischio calcolato e con una scadenza certa.
    Ovviamente questi ultimi non possono essere utilizzati in modo preponderante, in quanto presentano anche alcune complessità che richiedono attenzione.
  4. Seguire gli sviluppi legati allo scenario geopolitico.
    Come si è detto più volte, viviamo un'epoca in cui, in un modo o nell'altro bisogna portare a casa i soldi dei vari piani di intervento europeo.
    Il patto di stabilità è chiuso in qualche armadio  e si cerca di creare una volontà unitaria (a parte qualche deriva necessaria per ricordare all'elettorato la propria esistenza).
    Ci si tira per la giacca su alcuni temi marginali, ma tutti sono convinti che la partita è troppo importante per essere sprecata.
    Presto o tardi questa fase "edulcorata" finirà e ci saranno i consuntivi.
    Mario Draghi nei giorni scorsi ha ricordato ad Enrico Letta che questo non è il momento di prendere soldi agli italiani, ma di darne (ed era un po' il concetto espresso verso metà dicembre nell'articolo: "Sapore di sale: non si fa la patrimoniale (almeno per adesso)).
    Se da una parte questo toglie un po' di ansie nel breve termine, non sposta il problema del forte indebitamento del paese sul medio-lungo periodo.
    Che piaccia o meno, le risorse andranno trovate.
    Resta da capire come.
    Ci sono, al momento, circa 1800miliardi di liquidità sui conti correnti, che potrebbero essere un fronte per fare alcune valutazioni.
    Ma come detto in precedenza c'è tutto il mondo del passaggio generazionale (tasse di successione in prima linea) e del comparto immobiliare su cui va ragionato, e che in molti casi rappresenta il vero fianco scoperto dei patrimoni.
     
Dai punti esposti, si evince come occorra tenere gli occhi sempre molto bene aperti e come non si possa ragionare in termini sommari, ma occorra oggi più che mai analizzare la struttura del proprio patrimonio (più che le performance) per evitare di commettere errori grossolani.

Ribadendo che il rispetto del proprio profilo di rischio e la diversificazione (vera) restano gli strumenti più efficaci per gestire le proprie risorse.

Alessandro Tamburini


21 maggio 2021


(per info e contatti: alessandrotamburini.com)


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