"AI POSTERI L'ARDUA SENTENZA" - Impatto della Presidenza di Trump sui Mercati Globali: Rischi e Opportunità
"AI POSTERI L'ARDUA SENTENZA"
Con queste parole Manzoni racchiudeva il senso de "Il Cinque Maggio", affidando al futuro il complesso compito di giudicare la figura di Napoleone Bonaparte, consapevole della difficoltà di valutarne l'impatto sulla storia contemporanea.
A distanza di oltre duecentotre anni da quel 1821, ci troviamo in una situazione sorprendentemente simile nel cercare di comprendere le conseguenze dell'elezione del 5 novembre che ha visto Donald Trump diventare il quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti.
Un elemento emerge con chiarezza: il mandato repubblicano espresso dagli elettori americani è inequivocabile.
Questo fatto, di per sé, elimina lo spettro di settimane di contestazioni, tensioni e incertezze che avrebbero potuto paralizzare l'economia globale.
Resta però viva l'attenzione di analisti e investitori nel decifrare come navigare questo nuovo scenario.
Non potendo prevedere con certezza gli sviluppi futuri, proviamo a mappare i principali rischi e opportunità per ogni classe di investimento.
La presidenza Trump viene generalmente interpretata come un catalizzatore positivo per Wall Street.
Le sue politiche economiche potrebbero alimentare una crescita sostenuta, avvantaggiando le società americane.
Tuttavia, le valutazioni azionarie già elevate potrebbero fungere da freno naturale a eccessi speculativi.
Va considerato inoltre che la volatilità politica e l'incertezza legate alle decisioni presidenziali potrebbero indurre cautela negli investitori.
È quindi essenziale mantenere un approccio bilanciato e diversificato, come evidenziato dalle più recenti analisi di mercato che mettono in guardia da posizionamenti troppo aggressivi su singoli trend.
L'impatto della vittoria di Trump sui mercati globali presenta maggiori sfumature. Una crescita dell'economia americana potrebbe trainare anche le altre piazze finanziarie mondiali.
Tuttavia, le politiche protezionistiche, come l'imposizione di dazi, rischiano di penalizzare il commercio internazionale e, di conseguenza, i listini azionari non americani.
Un ulteriore elemento di complessità è rappresentato dal potenziale rafforzamento del dollaro, che potrebbe erodere la competitività delle aziende non statunitensi.
Il tema valutario, che approfondiremo nei prossimi paragrafi, assume un ruolo centrale in questo contesto.
L'analisi del comparto obbligazionario richiede particolare attenzione.
È fondamentale chiarire due concetti:
Da un lato abbiamo i tassi ufficiali, strumenti di politica monetaria delle Banche Centrali.
Dall'altro, i tassi di mercato che influenzano direttamente i costi e i ricavi delle attività economiche, sia aziendali che familiari.
Per comprendere l'indipendenza di questi due parametri, basta ricordare il 2008: mentre la BCE manteneva i tassi stabili fino a luglio per poi tagliarli di mezzo punto a ottobre, l'Euribor schizzava verso l'alto a causa delle tensioni nel sistema interbancario.
Tornando al presente, il programma di Trump prevede un'espansione del deficit.
Con il supporto del Congresso, questo potrebbe innescare pressioni inflazionistiche.
Con questo scenario, difficilmente la Federal Reserve potrebbe proseguire con la politica di taglio dei tassi.
Un aspetto cruciale da considerare: un titolo di Stato americano biennale offre oggi un premio di rendimento di circa l'1,5% annuo rispetto a un BTP di pari durata.
Per gli investitori istituzionali, che possono spostare ingenti capitali con un click, questo differenziale rappresenta un'opportunità di extra guadagno del 3%, a fronte di un rischio (almeno su base concettuale) inferiore.
Questo potrebbe alimentare flussi di capitale verso gli USA che andrebbero, seguendo la logica, a rafforzare ulteriormente il dollaro.
Considerando che le materie prime energetiche sono principalmente denominate in dollari, i paesi non USA potrebbero trovarsi a fronteggiare pressioni inflazionistiche importanti.
La prospettiva di un'inflazione in crescita, unita alle difficoltà anche dei paesi tradizionalmente più solidi (la Germania sta attraversando una delle fasi più complesse dal dopoguerra) e a un possibile deflusso dei capitali dai titoli europei verso quelli americani, potrebbe innescare un deprezzamento delle obbligazioni europee e un conseguente aumento dei rendimenti.
Che da un certo punto di vista potrebbe rappresentare anche un'opportunità, ma non per chi (per esempio) è corso ad investire pesantemente in titoli a lunghissima scadenza come il BTP 2072 (che ha perso circa il 33% del suo valore da gennaio 2022, passando da 98 a 62).
Un dollaro più forte potrebbe anche interrompere il rally dell'oro, sebbene le tensioni geopolitiche in Oriente continuino a giustificarne la presenza (seppur con le debite proporzioni) all'interno dei patrimoni.
Come evidenziato nell'introduzione, e come sottolineato più volte, fare previsioni precise sul futuro resta un esercizio complesso, e talvolta del tutto inutile ("La sola funzione delle previsioni in campo economico è quella di rendere persino l'astrologia un po' più rispettabile" - John Kenneth Galbraith).
Va però riconosciuto che il sistema economico mondiale ha dimostrato una notevole capacità di recupero, superando anche lo shock del COVID-19.
I fondamentali restano complessivamente solidi.
È tuttavia fondamentale evitare scommesse azzardate in uno scenario ricco di variabili.
Come già discusso in precedenza, risulta cruciale definire con precisione il ruolo di ogni componente del portafoglio.
L'azionario non va demonizzato per la sua volatilità, ma inserito in specifici segmenti patrimoniali, evitando contaminazioni tra diversi obiettivi di investimento che potrebbero derivare da strutture troppo generaliste di fondi e gestioni.
È inoltre auspicabile che la componente di rischio sia gestita dinamicamente, privilegiando strumenti gestiti che abbiano un ampio mandato di azione, rispetto alla scelta di interventi manuali che potrebbero rivelarsi tardivi o insufficienti in determinate fasi di mercato.
In sintesi: diversificazione sempre.
Attenzione, tuttavia, che la numerosità di prodotti e strategie non porti ad un'eccessiva frammentazione
9 novembre 2024
(per info e contatti: alessandrotamburini.it)
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