CRYPTOVALUTE: LA RICCHEZZA IN UN CLICK, OPPURE UNA FRODE COLOSSALE?




COSA SONO LE CRYPTOVALUTE?


Il mondo in cui viviamo è stato basato, fino ad oggi, sull'accentramento delle informazioni.

L'anagrafe ha tutti i dati dei cittadini, il catasto ha tutti i dati degli immobili, il P.R.A. ha tutti i dati dei veicoli e così via.

Ognuna di queste istituzioni, per fare il lavoro assegnato, riceve dei compensi che servono per il mantenimento degli archivi, pagare le infrastrutture ed erogare i salari agli addetti.

Ogni transazione, infatti, deve necessariamente passare per questi uffici, che aggiorneranno le informazioni in loro possesso in modo da far corrispondere le registrazioni alla situazione reale.

Siamo sicuri che questo sia il modo corretto per documentare le informazioni in un mondo sempre più connesso?

Cosa accadrebbe se questi archivi, anziché essere accentrati fossero decentrati?

Sarebbe possibile avere un sistema in cui ogni cittadino possedesse una piccola porzione di queste informazioni e che ne fosse il "certificatore"?

Da qui l'idea di "scomporre" i casellari di dati in tanti pacchetti, chiamati blocchi.

Ognuno di questi blocchi è legato in modo intrinseco e da un punto di vista logico agli altri blocchi, creando una vera e propria catena.

Una catena di blocchi.

In inglese, blockchain.

Così come le istituzioni ricevono degli onorari in valuta fisica per i servizi svolti, coloro che partecipano alla blockchain ricevono compensi in cryptovalute.

Per poter confermare la genuinità di una transazione è necessario effettuare calcoli molto complessi.

"Minare cryptovalute" significa eseguire questi calcoli, con macchine che necessitano sempre più potenza e assorbimento di energia.

Esiste anche un altro modo per partecipare al mondo della blockchain.
Ed è quello di investire dei capitali per supportare l'attività di calcolo e di verifica.
Questo tipo di impegno, come nel mondo reale, viene ricompensato con una commissione sulle transazioni.

Una volta "estratti" questi "crediti" da questi affari digitali, il loro valore dipende (come da qualsiasi altra attività sul mercato) da come vengono scambiati nel sistema.
Tanto più verranno comprati, tanto più aumenteranno di prezzo.
Tanto più verranno venduti, tanto più diminuiranno.


RICCHEZZA LIQUIDA A PORTATA DI CLICK?

Ad alcuni, l'idea di sganciarsi da un sistema basato su una burocrazia esasperata piace e anche parecchio.

Pertanto vedono in questo cambiamento la chiave per la libertà.
Anche finanziaria.

Se fino ad oggi solo alcuni "privilegiati" erano titolati a sovrintendere certi affari e trarne profitto, da domani questa possibilità sembra essere alla portata di tutti, con benefici che saranno ipoteticamente distribuiti in modo coerente, equo e socialmente sostenibile.

La crescita esponenziale che ha interessato alcune cryptovalute, tuttavia, in buona parte è dipesa da fattori strettamente legati al capitalismo e (soprattutto nella primissima fase della loro esistenza) da un'opacità rispetto alle norme sull'antiriciclaggio.

Così come dietro alla forte volatilità di questi strumenti, spesso ci sono le bizzarrie di alcuni personaggi influenti, che con alcune operazioni (di acquisto o di vendita) o addirittura alcune opinioni condivise sui social media, determinano spostamenti di prezzo rilevanti.


TRUFFA COLOSSALE?

Per alcuni, invece, le cryptovalute rappresentano la grande truffa del terzo millennio.

L'abitudine ad avere un valore reale e fisico che corrisponda al denaro che tengono in mano, è talmente forte da rifiutare qualsiasi altro paradigma economico.

Ad alimentare questo tipo di percezione, sono intervenuti nel recente passato i collassi di alcune piattaforme che millantavano operazioni di trading automatico remunerate con rendimenti pari anche al 12% mensile (144% annuale).

A questo proposito, andrebbe ricordato che il primo schema Ponzi  (la radice di tutti i sistemi che attraggono investitori promettendo rendimenti mirabolanti) fu basato su valori bollati.

La truffa non era nei valori bollati, tanto quanto nell'architettura di stampo criminale costruita su queste marche da bollo.

Pertanto, seppur resta vero che è plausibile che alcuni raggiri vedranno coinvolta l'idea legata alle cryptovalute (soprattutto facendo leva sul desiderio di guadagni facili e usando qualcosa che si conosce poco e che ha il fascino oscuro dell'innovazione), non necessariamente le cryptovalute hanno una natura truffaldina.

Prima di scegliere di investire su uno di questi strumenti è fondamentale capire da dove viene il valore che esprimono (deve esserci sempre un punto di origine che abbia un senso e che sia perfettamente legale) e se è plausibile che l'idea su cui si basano abbia un futuro.


LE CRYPTOVALUTE SONO UN BUON INVESTIMENTO?

A questo punto la domanda diventa assolutamente legittima.

In realtà, la vera domanda da porsi è: 

"Il sistema legato alla blockchain avrà un futuro, oppure è solo una bella idea che non avrà mai un impatto rilevante?"

Se si crede che l'innovazione legata alla catena a blocchi sarà dirompente, allora può essere il caso di iniziare a fare dei ragionamenti (con tutti i discorsi già fatti in precedenza sull'argomento - "L'alfabeto della ripresa e le elezioni americane" (30 ottobre 2020)).

Soprattutto, se si ha fiducia in questa novità, potrebbe essere il caso di investire più sulla tecnologia legata alla blockchain piuttosto che fare trading sulle singole cryptovalute.

Se la blockchain potrebbe essere un tema da investimento di lungo periodo, le singole cryptovalute dovrebbero essere inserite, invece,  nel plafond del proprio patrimonio riservato alla speculazione.

Da queste semplici asserzioni si può comprendere come sia difficile capire quando, come e se questa nuova frontiera economico/finanziaria potrà produrre risultati soddisfacenti.

Per investire sulla blockchain esistono alcuni ETF che intercettano le aziende che stanno sviluppando le competenze in questo settore.

Anche per le singole cryptovalute è possibile usare ETF specifici.
Ancora non sono trattati sul mercato italiano, ma sono facilmente reperibili sul mercato tedesco e svizzero (per esempio).

Usare uno strumento regolamentato evita di dover aprire rapporti e portafogli con altre controparti, rendendo il tutto un po' più fluido e semplice (risparmiando tutto il percorso di analisi delle varie piattaforme); anche dal punto di vista fiscale.

Alcune banche sconsigliano l'investimento in cryptovalute.

Altre stanno attrezzandosi per consentire ai clienti di comprarle e gestirle direttamente dal loro conto corrente.

Da quanto esposto, si capisce che è pressoché impossibile (o per lo meno molto complicato per i non addetti agli specifici ambiti di applicazione) sapere se questa o quella cryptovaluta crescerà o sarà destinata a soffrire.

Nel tempo impareremo anche a comprendere quali meccanismi determineranno le sorti dei singoli strumenti.
Al momento, volendo "salire sulla giostra" occorre avere molta cautela ed essere pronti a forti escursioni (al rialzo e al ribasso), anche e soprattutto per ragioni non facilmente comprensibili.

Il prezzo dell'energia richiesta per i calcoli, le posizioni governative (strumentali o meno), la necessità che tutto avvenga con estrema trasparenza da tutti i punti di vista e altri elementi che sono sul tavolo potrebbero influenzare i prezzi e anche (in parte) la "fortuna" di queste nuove monete digitali.

Come al solito, il successo delle scelte non è mai nel rendimento che si realizza.
È piuttosto nel ragionamento che porta a fare determinate operazioni.
Ed anche, e soprattutto, nell'equilibrio che il peso di ogni classe di investimento determina sul patrimonio complessivo.


13 gennaio 2022


(per info e contatti: alessandrotamburini.com)


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