FALCHI E COLOMBE


 (l'immagine è stata realizzata grazie all'ausilio dell'intelligenza artificiale)

PREMESSA

A ridosso della metà di aprile 2024, dopo le riunioni della Fed e della Bce, ci si ritrova come in quelle serie tv in cui deve accadere qualcosa, ma non accade mai.

Bisogna sempre aspettare la puntata successiva per capire lo sviluppo della trama.

E sarebbe anche tutto abbastanza intrigante, se non fosse che le decisioni di queste banche centrali avranno potenzialmente un impatto significativo sulla nostra vita quotidiana e sui progetti futuri. 

TASSI FERMI: ALMENO PER ADESSO

In sintesi, gli enti sovranazionali che governano l'economia occidentale hanno deciso di mantenere invariati i tassi di interesse. 

Un po' più prevedibile la strada scelta oltre oceano; un po' più discussa, invece, lato europeo.

In America il dato legato all'inflazione ha mostrato a febbraio un aumento non atteso.

Con un'economia che ancora regge bene, con un mercato del lavoro che non dà segni di debolezza, abbassare i tassi sarebbe come buttare benzina sul fuoco, e "bruciare" parte dei progressi ottenuti fino a questo momento.

In Europa, d’altra parte, alcuni dati economici preoccupano e alcuni membri della BCE hanno richiesto una politica monetaria più espansiva, ovvero un taglio dei tassi.

Christine Lagarde, invece, continua a spostarsi su un binario che è tanto sicuro quanto privo di contenuti: da una parte sostiene che la BCE non seguirà la Fed, dall'altra continua a dire che seguirà l'andamento dei dati.

Che la BCE non segua la FED, è abbastanza implicito.
Deve essere così. 

D'altra parte, prendere decisioni che non tengano conto di uno scenario più complesso, potrebbe essere ingenuo. 
Ma su questo ci torniamo fra poco.

Che le decisioni debbano essere prese "data driven" (cioè sulla base dello sviluppo dei dati economici) è altrettanto assodato.

I TASSI SONO TROPPO ALTI?

Dare una risposta a questa domanda è oggettivamente complicato.

Perché i tassi sono indubbiamente alti rispetto a quanto abbiamo visto dal 2009 in poi.
Ma se ci portiamo all'inizio del secolo, i tassi non erano poi tanto diversi da quelli attuali (a questo link una tabella fino all'anno 2000).

E anche i tassi di mercato (Euribor) non erano, nella sostanza, tanto differenti.

Qualcuno potrebbe pensare che sia complicato confrontare dei numeri in senso assoluto, a distanza di un quarto di secolo.

E anche questo può essere vero.

Ma a differenza di quel tipo di situazione, oggi ci troviamo con un sistema ancora drogato dal "denaro sintetico" immesso dalle Banche Centrali a partire dal 2008.

Quella liquidità "finta" che - come spiegato più volte - anziché arrivare al tessuto produttivo si è fermata nel sistema finanziario, in un modo o nell'altro continua ad essere ingombrante.

E non si parla di qualche miliardo.

Alcune stime parlano di circa 7/8 triliardi immessi con le manovre di Quantitative Eeasing.

Qualcuno sostiene che le aziende non possano sopportare questi livelli di costo del denaro.

Un'azienda sana, tuttavia, oltre al dato dei "costi finanziari" in bilancio avrà il ricavo dato dalla gestione della tesoreria. 

Se prima del rialzo dei tassi finanziarsi poteva costare attorno ad un 2% ("media del pollo") e la liquidità non rendeva nulla, il costo effettivo era di 2 punti percentuali (ipotizzando, per semplicità, pari importo a debito e credito). 

Oggi, magari, la stessa azienda paga un 5% sui finanziamenti, ma incassa un 3% dalle operazioni di tesoreria. 

Sempre ipotizzando le stesse proporzioni menzionate sopra, il costo reale rimane attorno ad un 2%.

Semplificando, ma semplificando molto, un'azienda sana non teme più di tanto questo tipo di scenario.

Un'azienda in difficoltà, che non è riuscita a creare valore all'interno del proprio bilancio, diversamente si troverà a subire maggiormente questa situazione.

CALERANNO I TASSI? QUANDO INIZIERANNO A CALARE? QUANTO CALERANNO?

È evidente che, con cautela, si possa rispondere affermativamente alla prima domanda, se non altro per chiudere la stagione di rialzi repentini (generati anche dal perdurare delle operazioni di QE, alimentate per provocare inflazione in un contesto deflativo).

Quando ci sarà un primo segnale è difficile da determinare.

Anche perché, per quanto la signora Lagarde ricordi e vanti la sua autonomia rispetto alle scelte dell'istituzione a stelle e strisce, abbassare i tassi provocherebbe comunque degli effetti sul mercato monetario.

Potrebbe innescare uno spostamento di capitali dal blocco europeo a quello americano, con conseguente livellamento dei rapporti di cambio.

Ma per un continente come quello europeo, che compra energia in dollari, questo potrebbe significare un incremento dei costi, con conseguente aumento dei prezzi, e relativo aumento dell'inflazione...

Quanto caleranno i tassi è un parametro ancora più complicato da inquadrare.

Se alcuni analisti prevedevano una lunga serie di ribassi, oggi queste aspettative sembrano ridimensionate. 

L'aumento del prezzo dell'oro, intanto, sottolinea che l'incertezza, principale motore dei mercati finanziari, continua a regnare sovrana.

COSA SUCCEDERÀ AI MERCATI AZIONARI?

Il primo trimestre si è chiuso con grande entusiasmo.

Il secondo sembra partire all'insegna di una maggiore cautela.

Quanto dei progressi che si sono visti da novembre ad oggi sia dipeso dall'anticipazione della festa sulla diminuzione dei tassi, è abbastanza complicato determinarlo.

Come succede sempre, finché sale si brinda, e non si sta a farsi troppe domande.

In realtà, andrebbe analizzato nei dettagli come ci siano situazioni abbastanza disomogenee fra mercato e mercato; azienda ed azienda.

Il blocco americano, al momento, sembra vantare una maggiore robustezza strutturale rispetto ai cugini europei.

Tuttavia, le aziende tecnologiche (e soprattutto quelle giovani) che hanno maggiormente bisogno di capitali, potrebbero essere più in difficoltà qualora non si assistesse ad un ritracciamento significativo del costo del denaro.

Ultimo ma non per ultimo, non dimentichiamo il complicato quadro geopolitico che ha visto sovrapporsi le tensioni in Medio Oriente a quelle nate a ridosso del confine dell'est europeo.

RISVOLTI OPERATIVI

Le incognite legate all'eventuale inizio di una stagione di allentamento monetario, alla sua ampiezza e alla durata, e alle sopracitate vicende legate ai conflitti, dovrebbero suggerire di impostare i portafogli in questo modo:

1) iniziare ad acquistare qualche scadenza media sul fronte obbligazionario (rimanendo nell'ambito dei 3/4 anni massimo)

2) utilizzare tutta la liquidità in eccesso per posizionarsi su operazioni di breve (approfittando delle scadenze per andare a comprare, frazionalmente, scadenze un po' più lunghe, qualora la volatilità sui tassi lasciasse spazi)

3) lasciare progressivamente il posizionamento direzionale sul comparto azionario per andare a comprare strumenti dinamici e flessibili.

In questo modo, il rendimento prodotto dalla parte obbligazionaria potrà andare a compensare parte dei vuoti temporanei che verranno senz'altro incontrati nei prossimi mesi sul comparto azionario.

Come evidenziato sopra, l'aumento del prezzo dell'oro è sintomatico di una necessità di protezione; e visto che dietro a questi acquisti sembrano esserci "mani forti", magari è il caso di non abbassare la guardia.

E come sempre, ricordarsi che la diversificazione è la prima (se non l'unica) regola che può permettere di proteggere il proprio capitale, in modo intelligente, nel tempo.

13 aprile 2024


(per info e contatti: alessandrotamburini.it)


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