RITORNO AL FUTURO - SIAMO DAVVERO TORNATI AGLI ANNI '70?



 



PREMESSA

Stanno arrivando i consuntivi del primo semestre del 2022.
Quanto è accaduto non può certo essere ritenuto un segreto.
È necessario tuttavia mettere in ordine gli avvenimenti e i numeri, per avere un quadro completo e chiaro.
Non tanto su quello che è già successo.
Più che altro per capire come muoversi da qui in avanti.

UN SEMESTRE RIASSUNTO IN POCHI NUMERI

L'indice azionario mondiale, in sei mesi, perde il 21% (fonte investing.com).
Il Nasdaq, sullo stesso periodo, quasi il 30%.

Un disastro senza precedenti che ci porta indietro agli anni '70, bruciando mezzo secolo di economia, come si è sentito questa mattina sulle fonti di informazione?

Giusto per mettere le cose nelle giuste proporzioni, fra il primo settembre 2018 (4 anni fa) e il 31 dicembre dello stesso anno, l'indice azionario mondiale perse (in quattro mesi) poco meno del 14%, portando il valore del paniere di riferimento a 1.883 punti.

Oggi, lo stesso parametro vale 2.546 punti (+35% confrontato con il 31/12/2018), nonostante il profondo rosso menzionato in premessa.

Qualcuno può dire: "Eh, ma nel 2018 mica c'erano la pandemia, la guerra e l'inflazione!"
Appunto

Nonostante tutti questi eventi negativi fra il 31 dicembre del 2018 e il 30 giugno del 2022, si è comunque creato del valore.

Significa questo che sia sufficiente investire sull'indice mondiale e dimenticarsi di tutto?

LE SFIDE E LE (NUOVE?) OPPORTUNITÀ

Chi legge le pagine di questo "diario di viaggio", sa bene come si sia da sempre data importanza alla prudenza e di come - spesso e volentieri - i pensieri espressi siano stati "fuori dal coro".

Già da marzo dell'anno scorso si era posto l'accento sulla pericolosità di una salita degli indici senza che ci fosse un orizzonte chiaro a supportarla.
Si era messo in evidenza la serietà della comparsa del fattore inflativo e di come questo avrebbe potuto impattare sui rendimenti e (di conseguenza) sull'azionario.

Ci si presenta, quindi, al secondo semestre con 
  1. portafogli corti sulla parte obbligazionaria (che comunque non è stata esente dai cali), 
  2. bassa esposizione azionaria complessiva (accompagnata da strategie di acquisti mediati nel tempo) che ha protetto (ma non sterilizzato interamente) dallo stillicidio degli ultimi mesi, e 
  3. una buona dose di liquidità per potere "aggiustare" il tiro in corso d'opera.
Cosa fare, adesso?

A differenza di tanti periodi similari del passato una buona sponda può essere fornita dal "vuoto" che si è venuto a creare sulle scadenze medio/lunghe dei titoli obbligazionari (anche i cari e vecchi BTP), fra il prezzo di mercato e il valore nominale a scadenza.

Se (e va ribadito il "se"), le minusvalenze potenziali che si trovano all'interno dei portafogli dovessero essere fonte di preoccupazione, si può valutare di recuperare (se non altro dal punto di vista aritmetico) la differenza che oggi viene rendicontata.

Perdono definitivamente il senso le strategie "pure" obbligazionarie di lungo periodo sul risparmio gestito (a meno che non si vogliano intercettare mercati di frontiera e/o si desideri un portafoglio obbligazionario rischioso ma ben diversificato);  potrebbe essere comunque ancora presto per prendere posizioni su lunghe scadenze con singole emissioni, lato amministrato.

C'è da dire che l'aumento dei rendimenti, anche sul breve, rende svantaggioso continuare a preferire il sovrappeso di liquidità (salvo esigenze particolari).

Cosa fare con l'azionario?

I MERCATI AZIONARI PERDERANNO ANCORA?

Alla schiera degli ottimisti si contrappone con molta forza chi vede ancora il potenziale per un calo profondo.

Resta da vedere chi avrà ragione e chi torto.

Ad ogni modo, ancorché ci siano delle difficoltà da gestire, si sta cercando di andare avanti.

Le spinte inflazionistiche dettate dall'aumento dei prezzi dei carburanti (fenomeno alimentato, ma non generato dal conflitto in Ucraina) e i costi delle materie prime comprimeranno i margini delle imprese e l'inevitabile aumento dei prezzi limerà la capacità di spesa dei consumatori, contraendo i fatturati.

La sovrapposizione di queste due contingenze, potrebbe frenare la capacità di generare utili e crescita.

Tuttavia, frenare non significa "fermare".

Ricordiamoci che i prezzi di mercato incorporano molti degli scenari prevedibili futuri.
Per cui il calo di cui abbiamo parlato in precedenza (registrato alla fine della chiusura del semestre appena archiviato) tiene già conto di tutte le difficoltà che abbiamo menzionato sopra.

Ciò non significa che ci sia spazio solo a salire.
Può significare che gli eccessi di cui si era parlato fra la fine del 2020 e gli inizi del 2022 potrebbero essere (in buona parte) assorbiti.

Puntare su "magie" istituzionali potrebbe essere una fonte di grande disappunto (come già sembra esserlo lo "scudo anti spread" della BCE); così come potrebbe esserlo aspettarsi un grande rimbalzo duraturo come quello della primavera del 2020.

Incrementare le posizioni, su portafogli scarichi, con piccole dosi, potrebbe invece continuare ad essere una buona strategia.
Per inciso, nel mondo anglosassone i portafogli modello - mediamente bilanciati - hanno il 60% di azionario e il 40% di obbligazionario.

Sessanta per cento di azionario

Torniamo a noi.

Anche usare certificati di investimento sull'azionario con il capitale protetto al 100% potrebbe essere un buon modo per investire senza alzare il profilo di rischio.

Il buon Warren Buffett è solito dire: "Sii avido quando gli altri hanno paura e abbi paura quando gli altri sono avidi!"

CONCLUSIONI

Al di là delle difficoltà e nonostante la strada sia tanto impervia quanto in salita, il sistema economico sta cercando una propria via per uscire da questo quadro complicato.

Non ha senso cercare di sovrapporre questo momento a quanto accaduto in occasioni precedenti (anche svariati decenni fa) per trovare delle similitudini o delle ricorrenze statistiche.

Questo è un momento che ha le sue caratteristiche peculiari, ma che ha gli spazi di manovra per poter essere gestito con molta serenità.

La stragrande maggioranza delle variabili in gioco non sono controllabili.

Fare previsioni si è sempre rivelato un modo molto sbagliato per effettuare investimenti.

Una buona pianificazione, come spiegato al paragrafo precedente, può invece aiutare ad essere consapevoli e a limitare i danni, e può consentire di andare incontro al futuro racchiuso nei prossimi mesi con grande lucidità.

Con buona pace per i lisergici anni '70

1 luglio 2022


(per info e contatti: alessandrotamburini.com)


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