LEHMAN ED EVERGRANDE: SIMILITUDINI E DIFFERENZE FRA DUE CRACK FINANZIARI



INDICE


CASO LEHMAN

Era settembre.
Gli inizi di un settembre come tanti; tredici anni fa.

Gli attacchi al World Trade Center erano avvenuti solo sette anni prima.
L'America si era rialzata, credendo nelle sue forze, nel "sogno" che aveva sempre sostenuto la bandiera a stelle e strisce.
Il mercato immobiliare macinava risultati incredibili, grazie alla spinta data dal sistema finanziario.
Le banche concedevano mutui con grande leggerezza, poi vendevano i crediti impacchettandoli in prodotti finanziari abbinati a delle opache (se non altro complicate) opzioni speculative.
La domanda di immobili continuava a crescere grazie alla facilità con cui venivano concesse operazioni di finanziamento, mentre la qualità dei mutui scendeva in modo più che proporzionale.
Ma il valore degli immobili saliva, per cui se anche un mutuatario non pagava, fatti suoi!
Si escuteva l'ipoteca, si rivendeva l'immobile (guadagnandoci) aprendo al nuovo compratore un altro mutuo.
Sembrava un giochino facilissimo, redditizio e potenzialmente infinito.
I crediti tossici (quelli che non sarebbero stati sostenibili), nel frattempo - grazie anche e soprattutto alla ricerca incondizionata e spasmodica di rendimento - avevano raggiunto diversi strati del sistema economico mondiale.
Una volta scoperto che quello che si credeva una fortezza era in realtà un castello di sabbia, l'effetto domino travolse l'economia globale; con effetti devastanti.

Si iniziò a guardare più da vicino la struttura patrimoniale delle banche, e si scoprì che anche la più ostentata solidità andava in realtà soppesata ed analizzata.
Un credito "fradicio" fra le attività di una banca non era soltanto un problema per la sua tesoreria; avrebbe potuto mettere in crisi la solvibilità dell'istituto.
E siccome le banche generalmente detengono una buona parte delle emissioni governative (come nel caso Italia, dove le sorti banche-paese sono legate a doppio filo), anche il debito statale fu messo sotto pressione.

Se si seguiva la linea di contagio, giunti alla termine della colonna delle tessere del domino non c'era soluzione.
Perché non era un scenario prevedibile in nessun modello matematico plausibile e allora immaginabile.
Fu allora che i banchieri centrali decisero di inondare il sistema di liquidità.
Denaro finto, sostanzialmente.
Partite a debito nei bilanci delle Banche Centrali a cui non corrispondeva alcuna voce di attivo.
Una manovra costosa, rischiosa ma oltremodo necessaria.
Che doveva essere temporanea.

Gli esiti furono sostanzialmente due:
  1. quasi nessuno pagò per questo sfacelo (al di là delle scene dei dipendenti di Lehman che lasciavano gli uffici con gli scatoloni, ai piani alti ci furono poche, se non pochissime, conseguenze);
  2. quegli interventi divennero un precedente che costrinse le Banche Centrali a continuare questa "irrorazione" per un lungo periodo di tempo e per ragioni, di volta in volta, differenti.


CASO EVERGRANDE

Duemilaventuno.
Settembre.
Uno dei colossi del mercato immobiliare cinese dichiara di non essere in grado di pagare gli impegni presi.
L'indebitamento è altissimo, e le linee guida del governo non consentono di ampliarne il perimetro.
Si è alla resa dei conti.
I mercati tremano, le ombre di Lehman tornano sui giornali e per qualche frangente anche sui listini.
Ci risiamo?

PUNTI DI SIMILITUDINE CON LEHMAN

Il problema è sempre lo stesso: si cerca valore dove valore non c'è.
In un mondo in cui schiacciando un bottone sposto capitali da una parte all'altra del globo, se esiste qualcosa o qualcuno che offre un rendimento più alto, vuol dire che esiste un corrispondente aumento del rischio.
Non ci sono storie.
Se una società è disposta a pagare degli interessi altissimi sul suo debito, qualche problema - da qualche parte - esiste.
Mettersi a spulciare i listini per trovare un rendimento alto (o più alto rispetto ad altri investimenti) non è difficile.
Magari può essere noioso.
Ma si fa.
Soppesare i rischi di una società che lavora in un mercato lontano dal nostro, con regole diverse dalle nostre, è invece molto complicato.

Poi, che in un portafoglio diversificato si possa inserire uno strumento di risparmio gestito che al suo interno abbia anche parte di queste obbligazioni, è un altro discorso.
In primo luogo, perché si sta affidando la ricerca di allocazione ad un soggetto qualificato, che ripartirà l'importo - oltretutto - fra diverse emissioni.
Questo effetto di frammentazione del rischio sarà tanto più ottenibile tanto più verranno coinvolte diverse società di risparmio gestito a prendersi carico di questa tipologia di strumenti.
In seconda battuta, se le proporzioni sono coerenti con il profilo di rischio, gli eventuali impatti negativi saranno comunque contenuti (come anche d'altra parte lo saranno anche gli effetti positivi).

Quello che invece può essere sbagliato è investire su queste aree, indipendentemente dallo strumento scelto, per importi "fuori misura", semplicemente perché su altre soluzioni "si prende poco".

DIFFERENZE CON IL CASO LEHMAN

Cosa c'è di diverso?
  1. la natura societaria delle due entità: con Lehman si parlava di una banca di investimento mentre Evergrande è una società immobiliare;
  2. come spiegato sopra, l'interconnessione fra Lehman e il sistema finanziario mondiale era molto più radicata di quello di Evergrande (per quanto compreso sino ad oggi);
  3. la soluzione non passerà (qualunque forma possa assumere) per un "tana libera a tutti"; in Cina, l'ideologia politica deve essere preservata ad ogni costo. Le scelte che saranno fatte in questo senso determineranno anche diversi scenari sul mercato.

CONCLUSIONI

Ci si deve aspettare un crollo oppure un rimbalzo degli indici?
Verosimilmente non assisteremo a nessuna di queste alternative.

Un crollo potrebbe presentarsi in caso di "scheletri nell'armadio".
Il mercato, ad oggi, prezza questa situazione tenendo conto dei problemi - piuttosto seri - noti sino a questo momento (indebitamento con banche internazionali compreso).
Se venisse fuori che in realtà il "bubbone" ha intaccato o può intaccare altre falangi del sistema, allora si potrebbe assistere a qualche scossone.

Non è detto, altresì, che superata la fase acuta del problema, si continui a salire con i ritmi dei mesi scorsi.
Oggi Powell (FED, Banca Centrale Americana) dovrà pronunciarsi sulle prossime mosse dell'istituzione da lui guidata.
Ci si aspetta toni accomodanti, ma nella sostanza, si va verso la chiusura (seppur parziale e graduale) del famoso rubinetto aperto tredici anni fa.
E questo, come detto più volte, potrebbe avere un effetto (anche se non repentino e traumatico) sui rendimenti, al netto del fatto che i tassi ufficiali non verranno quasi sicuramente toccati.

In altre parole, gli indici stanno riacquisendo (e non solo per la contingenza legata ad Evergrande) una loro caratteristica tipica persa molti mesi fa: la volatilità.

Con buona probabilità non si assisterà a momenti di panico, pur potendoci essere fasi di importanti prese di beneficio dopo le corse dei mesi scorsi; ma non sarà nemmeno facilissimo vedere i mercati salire imperturbabili.

Ecco perché ancora una volta l'acquisto mediato nel tempo con il giusto orizzonte temporale e il rispetto del profilo di rischio, saranno gli strumenti più importanti per affrontare questa nuova sfida.

Alessandro Tamburini


22 settembre 2021


(per info e contatti: alessandrotamburini.com)


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